Gallipoli, Otranto, Santa Maria di Leuca. Ma il Salento non è solo coste bianche e acqua cristallina. Ecco perché visitarlo lontano dai mesi caldi.

Pianificate pure un viaggio nel profondo sud, prenotate un b&b con piscina in Salento, e fatelo una volta finita l’estate. Già, perché la provincia di Lecce non è solo coste meravigliose e litorali da vivere per dieci ore al giorno, non si esaurisce con le nottate trascorse sui lidi in spiaggia né a degustare specialità lungo le strade delle sagre di paese. Il Salento è un ricco mosaico di storie, narrazioni e arti, eccellenze gastronomiche e fascinazioni esoteriche. Tutte attrattative che restano lì estate e inverno e che si lasciano scoprire in qualsiasi momento dell’anno.

Il Barocco di Lecce

Lecce è definita “la Firenze del Sud”, mostra in abbondanza il retaggio dell’arte seicentesca che ha vestito di lusso e sfarzo il centro storico del capoluogo e non solo. Santa Croce con Palazzo Celestini, il Duomo, le chiese di San Matteo e Sant’Irene sono vessilli di un’arte che qui ha trovato l’espressione più alta di uno degli stili più complessi mai posti in essere dalla cultura e dall’arte occidentali.

Sant’Agata a Gallipoli

Ma il barocco non si esaurisce a Lecce: quando l’estate si spegne, Gallipoli riacquista pace e si svuota di turisti, torna ad essere un’oasi suggestiva di arti e storia. Il significativo patrimonio artistico di Gallipoli si concretizza appieno nell Duomo cittadino, ovvero la Basilica concattedrale di Sant’Agata Vergine e Martire. Realizzata tra il 1629 e il 1696, la chiesa è un inno alla magnificenza dello stile barocco, espressione tra le più importanti dell’intero panorama nazionale.

La Cattedrale di Otranto e il mosaico

Conclusa nel 1088 e consegnata alla storia con il sacco a opera dei Turchi del 1480, la Cattedrale di Otranto è un meraviglioso esempio di arte romanica nel Salento. L’opera, sobria e squadrata ne rispetto dello stile seguito per realizzarla, fu teatro del drammatico sterminio della popolazione idruntina del 1480, quando l’esercito ottomano saccheggiò ed espugnò la città. 813 cittadini furono sterminati perché rifiutarono di convertirsi all’Islam, nonostante conoscessero già il destino riservato ai disobbedienti.

La chiesa ospita un fantasmagorico mosaico pavimentale, realizzato tra il 1163 e il 1165. L’opera è ancora oggi avvolta nel mistero poiché pregna di simbologie e di riferimenti de tutto dissimili fra loro: è possibile rintracciare immagini tratte dall’iconografia dell’Antico Testamento, ma anche raffigurazioni pagane, arabe e bizantine, armonizzate nello stile e del tutto intraducibili sul piano concettuale.